Sul partito cattolico dell’accoglienza | Arturo Diaconale

18 Dicembre 2018
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A Papa Francesco piace il Global Compact, il documento dell’Onu che invita gli Stati a nutrire buoni sentimenti nei confronti dei flussi migratori senza fornire una sola indicazione concreta su come gestirli evitando conflitti sociali, etnici e religiosi. La scelta del Pontefice di sostenere e benedire un atto delle Nazioni Unite, che non è stato sottoscritto dal Governo italiano e che ha suscitato le proteste e la contrarietà di parecchi altri governi, è pienamente legittima. Francesco la considera una logica conseguenza della sua decisione di porre la misericordia nei confronti dei poveri e dei migranti al centro dell’azione della Chiesa. Ed è quindi scontato che la stessa Chiesa si schieri al fianco dell’Onu su questo terreno.

Ma passare dalla misericordia al Global Compact significa passare dal terreno religioso a quello politico. E questo passaggio automatico comporta l’altrettanta automatica trasformazione della Chiesa da soggetto religioso, a cui tutti i fedeli debbono rispetto ed obbedienza, in soggetto politico, su cui i fedeli hanno tutto il diritto di dividersi e discutere nella più assoluta libertà.

Questo passaggio e le conseguenze che comporta non sembrano minimamente turbare quella parte della Chiesa che, come faceva Pio IX ai suoi tempi, continua a pensare che l’infallibilità del Papa non si limiti al solo ambito religioso ma si estenda anche e soprattutto a quello politico. A questa parte del mondo cattolico non importa se le scelte politiche del Pontefice rischiano di dividere e lacerare il popolo dei fedeli e di chi non può dirsi, crocianamente, cristiano.

Al contrario, in nome di queste scelte, alcuni singoli sacerdoti, chiaramente appoggiati dalle gerarchie ecclesiastiche, appaiono talmente decisi a puntare sulla spaccatura da prospettare addirittura la formazione di un partito cattolico dell’accoglienza che si batta sul terreno politico contro ogni forma di sovranismo e limitazione dei fenomeni migratori a partire dal “Decreto sicurezza” firmato da Matteo Salvini.

La posizione ideologica di questa parte del mondo cattolico è fin troppo chiara: chi non sposa l’accoglienza indiscriminata non può più dirsi cristiano in quanto contrario alla misericordia. È difficile immaginare che il Papa sia d’accordo con una tesi così estremista che di fatto introduce il germe dei conflitti intestini all’interno della cristianità. Ma se lo fosse sarebbe il caso che il mondo cattolico riscoprisse il valore della laicità isolando i clerici estremisti nella loro ristrettissima area politica di una ultra sinistra talmente ultra da apparire più reazionaria del Don Albertario di fine Ottocento.