Tutto fermo tranne le nomine | Arturo Diaconale

4 Marzo 2020
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Il coronavirus ha rinviato a data da destinarsi la verifica politica del governo. E Giuseppe Conte ringrazia sentitamente questo accidente che lo mette, almeno temporaneamente, al riparo da possibili smottamenti e sommovimenti all’interno della coalizione. Nel ringraziamento al virus per grazia ricevuta si aggiungono il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che si ritrova alla guida di un partito tanto confuso da prendere addirittura in considerazione l’ipotesi di cambiamento del nome. E l’intero gruppo dirigente del Movimento Cinque Stelle impegnato nella definizione non solo di un nuovo assetto di vertice ma, soprattutto, di una nuova ed efficace ragione di esistenza.

A Conte ed ai leader dei partiti della coalizione, però, un solo miracolo non basta. Ora al santo virus ne chiedono un secondo rappresentato dal congelamento della legislatura da ottenere attraverso il rinvio, anche in questo caso a data da destinarsi, del referendum sul taglio dei parlamentari. Il loro ragionamento è semplice: più si allontana il referendum, più si allunga il tempo necessario per ridisegnare la mappa dei collegi elettorali e più si assicurano mesi di sopravvivenza alla attuale quadro politico di legislatura. Senza collegi non si può votare neppure con l’attuale legge elettorale. Per cui se il referendum slitta, l’operazione si realizza alla faccia di chi insiste nel chiedere il voto anticipato.

In questo clima fatto di rinvii per sopravvivere l’unica scadenza che sembra non poter essere rinviata in nessun caso è quella delle nomine. Su questo terreno non c’è coronavirus che tenga. Il governo ed i suoi partiti sono fermamente intenzionati a compiere al più presto il rito della distribuzione delle poltrone secondo il metodo Cencelli della lottizzazione della Prima Repubblica. L’unica concessione all’emergenza dell’epidemia sarà probabilmente quella della mancata stretta di mano ai nominati. Per il resto via di gran corsa all’assalto alla diligenza pubblica magari addirittura sostenendo che l’emergenza impone di ridisegnare la mappa del sottogoverno senza lasciare vuoti di sorta.

Ma con quale autorevolezza e credibilità un governo miracolato dal virus può procedere alla nuova occupazione dello stato?